Cammino di crescita per genitori, per essere educatori come Gesù verso i nostri/e ragazzi/e
LA PREADOLESCENZA – seconda proposta
Prendendo spunto dai tanti e preziosi contributi che avete condiviso sulla prima proposta, continuiamo con l’intervento del Prof. Raffaello Rossi
Il corpo che cambia
da un intervento di Raffaello Rossi su “Il consulente familiare”
Lo sviluppo della pubertà non coinvolge semplicemente il corpo, ma innesca spesso una serie di reazioni a catena: cambia la voce, il fisico cresce, con esso si modifica la forza del ragazzo, ma ad essa non corrisponde una evoluzione della “proprioaccettività” e la consapevolezza di sé nello spazio. [ndr – La proprioaccettività è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli senza il supporto della vista] La modificazione corporea spesso porta una percezione distorta del proprio corpo e i preadolescenti si giudicano molto severamente (grassi, brutti, troppo o troppo poco…) o si auto idealizzano puntando a mete assai elevate e poco realistiche (ad esempio immedesimazione idealizzata in campioni dello sport).
Integriamo questo argomento con la citazione di un articolo del Dott. Diego Miscioscia psicologo, psicoterapeuta
Il conflitto in adolescenza Rivista Marcondiro n.1 2000
La maggioranza degli adulti crede che il rapporto degli adolescenti col proprio corpo sia felice e piacevole, come se i ragazzi vivessero perennemente in contatto con un corpo giovane, fresco, sempre in movimento. In realtà, spesso il corpo adolescenziale, è fonte di dolore e fastidio per i suoi proprietari: ha sonno, è stanco, pesante, dolorante, produce liquidi vissuti come ripugnanti, ha bisogni urgenti, impone leggi che non si vogliono rispettare. Dietro questi conflitti nella relazione con il proprio corpo vi sono indubbiamente altri gravi conflitti di natura affettiva, relativi alla difficoltà di accettare l’idea stessa della crescita.
Un po’ di ironia prima di proseguire:
vignette tratte da: Adolescemenze – di L. Recantini – Ed. Magi
Un po’ di teoria:
Sempre da Raffaello Rossi: – Occorre comprendere che è in atto nei figli una trasformazione evolutiva importante e positiva. Essa però si caratterizza con alti e bassi, con forme di incostanza, di oppositività, di rabbia e di chiusura. Questi atteggiamenti e comportamenti non possono (e non devono) portare gli educatori a catalogare i preadolescenti come egoisti, cattivi o immaturi. Tenere aperta la porta del dialogo, anche quando si è arrabbiati, anche se non si riesce a capire l’atteggiamento del figlio. Va evitato il “muso”, il silenzio punitivo, che viene registrato come un ritiro dell’amore e che fa scadere l’affetto genitoriale in un ricatto: “ti voglio bene solo se fai il bravo e sei come dico io, come secondo me è giusto. Dall’altra parte va evitata l’insistenza per avere un dialogo con i figli, che rende i genitori troppo insistenti, immette nel sistema educativo tutte le insicurezze del genitore, creando un senso di soffocamento e di gabbia insopportabile per i preadolescenti.
Tutto questo è facile? Assolutamente no, il mestiere di genitore non lo insegna nessuno, ma sapere di poter usare semplici strumenti per faticare meno può aiutarci.
Aneddoto: Un viandante stava passeggiando nel bosco quando si imbatté in un taglialegna che con grande sforzo si accaniva a tagliare dei tronchi d’albero. Si avvicinò per guardare e non poté fare a meno di dirgli: “Scusami, ho notato che la tua sega è spuntata, perché non l’affili un po’?” Il taglialegna rispose borbottando: “Non ho tempo per queste cose, devo segare!”
In fondo alla pagina trovate alcuni spunti per la condivisione.
Una lettura della Parola di Dio
Testo – Esodo 2, 11-15
11Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. 12Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo sotterrò nella sabbia. 13Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?». 14Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa». 15Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian e sedette presso un pozzo.
Proclamazione e annuncio della Parola:
Per i genitori:
Per i ragazzi/e: Proposta 1
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