Briciola 11 dell’11 maggio 2020 – Lc 16, 19-31
“Caro don Pio, non ho molto compreso le parole su Lazzaro: Questo povero Carletto che vita ha fatto? Scusa, non è curiosità becera, è che quando capto storie così, immagino storie tristi, piccole, come spieghi tu, anche se non so neppure io cosa si intenda per storie piccole… Comunque mi ha commosso sentire che questa persona non c’è più e la sua vita di sofferenza.” M.
Ciao M., Carletto era un uomo buono. La sua vita è stata caratterizzata da un susseguirsi di malattie tali da avere ottenuto l’invalidità totale a poco più di 50 anni. L’avevo conosciuto a Roma al Gemelli. Mi chiesero di andar a trovarlo mentre stava al limite, per una infezione al cuore che non riuscivano a curare. Lo vidi come il Cristo in croce, stravolto dal dolore e senza un lamento. Si riprese e dal quel momento lo accompagnai da lontano per più di 10 anni. Silenzio e discrezione erano le sue caratteristiche. Se n’è andato in 5 minuti per un infarto.
Lazzaro? È il povero della parabola di Gesù, contrapposto al ricco che se la gode e neppure si accorge del mendicante al portone del suo palazzo. Gesù racconta che, alla morte dei due, Lazzaro, in una forma di compensazione particolarmente espressiva, è accolto nel “seno di Abramo” cioè il Paradiso. Mentre il ricco si ritrova nei tormenti del fuoco eterno, non tanto per la sua ricchezza ma perché ha preso la vita come un limone da spremere e non ha neppure fatto caso a chi stava male.
Cara M., sono andato a rileggere la parabola nel vangelo di Luca (16, 19-31). Perché la Tua vera richiesta è: qual è il senso di questo racconto di Gesù? Credo lo si possa racchiudere così: – quanti Lazzaro (Carletto)nella vita! Persone la cui storia non è stata esaltante, si è svolta nell’anonimato e risulta una esistenza incompleta più visitata dal dolore che dalla gioia; – e, quasi per contrasto, altre vite impiegate solo alla ricerca del proprio interesse, senza alcun desiderio di condivisione con chi sta peggio. Ecco M., credo che noi stiamo fra Lazzaro e il ricco senza nome. In quella Briciola di PdD definivo il racconto di Gesù “un po’ sbrigativo”. Tu mi dai l’occasione di essere più preciso: Gesù usa poche parole, lascia i due personaggi nell’enigma del loro vivere e intende offrire l’essenziale. Lazzaro è un caso limite, e non raro: ogni esistenza è un desiderio di pienezza che, per chi crede, non resta deluso ed ha un “dopo morte di consolazione”. Il ricco è uno sprecone per la sua incapacità a condividere, ed anche qui l’essenziale sta nel condividere con sensibilità perché l’umanità, la storia, la “casa comune” divengano una armonia, vivibili e dono offerto a chi verrà dopo. Grazie M. per l’occasione che mi hai dato di annunciare un po’ meglio questa Parola che contribuisce a dare il senso di Cristo ai nostri pensieri e alle vicende che ci stanno capitando,