Testo Mt 25,14-30
(edizione Bibbia CEI 2008)
14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24 Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30 E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Commento a cura del Gruppo Donne
Capacità personali o capacità di condivisione?
I talenti non sono le nostre abilità, sono qualcosa di più profondo, sono il dono di amore di Dio verso di noi che siamo invitati a condividere con le altre persone. Il far fruttare rappresenta la condivisione, che è azione generativa. Troviamo, come per la parabola precedente, un invito alla responsabilità: ogni persona, maschio o femmina, deve assumersi la responsabilità di generare vita (nel senso ampio del termine) ognuno con le proprie capacità. Non è sufficiente non recare danno, siamo chiamate/i ad essere collaboratori di Dio per il bene.
Il talento è l’amore che il Signore ha per me e lo faccio fruttare amando, condividendo, accogliendo le persone che incontro nella quotidianità. Il talento non rappresenta quindi ciò che si ha, ma ciò che si dà.
Notiamo che il verbo utilizzato non è affidò ma consegnò perché il padrone non si pone nella prospettiva di chiedere indietro i talenti ma, tornando dopo molto tempo, vuole vedere come questi talenti sono stati usati. Non ha importanza che le quantità siano diverse per ciascuno, e non ci troviamo davanti a un dilemma finanziario: il talento, che già singolarmente corrispondeva a molto oro ed a seimila denari, cioè al salario di seimila giornate lavorative di allora, non deve essere moltiplicato ma condiviso.
Fiducia e paura
Il servo che non fa nulla per paura ha un’errata concezione di Dio, lo vede come un Dio che castiga e fa paura. Citato il riferimento alla Prima Lettera di Giovanni: 1Gv 4,18 : “ Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.”
Inoltre non si dovrebbe avere paura di qualcuno che per primo ha avuto fiducia in noi, donandoci i suoi beni. È lo stesso servo che si è privato di ciò che aveva ricevuto, seppellendolo, forse perché si sentiva completo e bastante a se stesso.
Se da un punto di vista personale la paura è cattiva consigliera, spesso viene utilizzata come strumento di potere.
Questioni di responsabilità
Nella parabola precedente si viene invitate a vegliare, in questa ci viene data indicazione di come vegliare, cioè in maniera attiva e generante. Siamo chiamate a discernimento e responsabilità. Meditiamo sul fatto che le situazioni della vita possono essere tali da non mettere talune persone in condizione di non avere paura e far fruttare i talenti, al di là della loro responsabilità e scelte personali. Queste persone sono quelle che vivono in situazioni di povertà, non solo materiale ma anche spirituale, di relazioni e di opportunità.