Testo Gv 12,20-33
(edizione Bibbia CEI 2008)
20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. 22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. 27 Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! 28Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”.
29La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. 30Disse Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. 33Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
Commento a cura del Gruppo Donne
Un messaggio di vita
Alcune persone esterne alla religiosità ebraica, che non erano autorizzate ad accedere alla zona del tempio, chiedono di vedere Gesù. Questa è già una cosa notevole ma ancora più notevole è che Gesù mette subito in chiaro che cosa di lui bisogna “vedere”: Dio che si fa presente attraverso di lui per dare la vita, come il chicco di grano che muore a se stesso per produrre molto frutto. Ci fa capire che la morte non è la fine di tutto. Soprattutto meditiamo sul valore che il messaggio assume in questo tempo tremendo, nel quale vediamo tanto accanimento contro la vita, tanta sopraffazione con la guerra ma anche nelle relazioni quotidiane.
Chi ama la propria vita la perde: vuol dire non concepirsi in solitudine, non pensarsi come inizio e fine della propria vita, dando invece importanza alla relazione con le altre persone, mettendosi in ascolto.
E’ difficile farlo realmente, anche per via dei nostri condizionamenti, dell’abitudine a voler giudicare le persone e le situazioni. Ma capiamo che laddove si vuole giudicare chi ha ragione o torto secondo i nostri criteri umani, ci allontaniamo dal modello evangelico e dalla Verità.
Il riferimento all’essere innalzato da terra e attirare tutti a sé, è il riferimento alla morte di croce, ma anche ci dice che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio per andare a lui, è lui che ci attira.
Una risposta radicale
Come affrontare le situazioni di violenza? Subirle stoicamente o reagire? Consideriamo che occorre un atteggiamento un po’ “radicale”, come era radicale Gesù. Certamente l’approccio cristiano è quello di non replicare alla violenza con la violenza, ma c’è un passo in più che ci viene chiesto, quello di amare il nemico. Difficilissimo, ma se ci mettiamo davanti al Vangelo con cuore puro, con onestà intellettuale, capiamo quello che è giusto fare.
Il Vangelo ci invita a rimetterci sempre in gioco e ad aver fiducia nelle persone, e il male “principe dell’umanità “ non dominerà più.
Citato il libro “Perché mi chiamo Giovanni” come esempio di reazione al bullismo.