Testo Mc 1, 40-45
(edizione Bibbia CEI 2008)
40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: “Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro”. 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Commento a cura del Gruppo Donne
Prescrizioni e infrazioni
Il lebbroso, e in generale il malato di grandi malattie, era completamene emarginato, non solo per tutelare la salute fisica della comunità, ma anche perché considerato indegno di compiere riti religiosi, in quanto peccatore che aveva “meritato” la malattia come castigo.
Il lebbroso infrange la prescrizione di mantenersi a distanza, rischiando di essere condannato a morte, e Gesù a sua volta infrange la prescrizione di non toccarlo. Ancora una volta un gesto di contatto che ha l’effetto di guarire dalla malattia fisica ma anche di riabilitarlo di fronte a Dio. Notiamo che il testo dice infatti “purificare” e non guarire”.
Tuttavia, Gesù dice all’ex malato di rispettare la prescrizione di Mosé e presentarsi ai sacerdoti per effettuare il tradizionale rito di guarigione. Perchè? Perché vuole agire nella Legge, non in contrapposizione. Ci ricorda che ”il sabato è per l’uomo e non viceversa”, ma anche che se non ci sono in gioco situazioni vitali il sabato va rispettato nelle sue prescrizioni.
Notiamo anche che Dio opera sempre in collaborazione con l’uomo, è necessario un atto di volontà (sì lo voglio).
Male e liberazione, qual è l’annuncio?
A metà del racconto si nota un cambio di registro emotivo da parte di Gesù, prima compassionevole poi rude. Ci sono diverse traduzioni dei due atteggiamenti di Gesù: mosso a compassione è tradotto come adiratosi, ammonire è sbuffare. Perché adiratosi? Non è certo contro il malato ma contro il male e contro la mentalità che vede il malato come peccatore che si è meritato la malattia e che non può essere amato da Dio. Dio che si arrabbia con il male è un passaggio importante per comprendere che il male non è espressione della volontà di Dio.
Perché Gesù chiede di non parlare di come è avvenuta la guarigione? Perchè non vuole che il reintegro dell’ex-malato nella comunità comporti un messaggio di fede “miracolistica”. La fede parte da una silenziosa presa di coscienza, dal far risuonare e decantare il messaggio nel proprio intimo. Inoltre è importante non parlare quando non si è ancora in grado di parlarne e se chi ascolta non è ancora in grado di comprendere. Infine, Gesù indica di manifestare la propria gioia nel contesto del rito, recuperando la funzione di esso nell’espressione personale e comunitaria.
Consideriamo infine che probabilmente Gesù sapeva benissimo che l’ex malato sarebbe andato a sbandierare il fatto miracoloso, ma gli chiede lo stesso di non farlo. Si avvicina a noi e ci libera dal male anche nella nostra incapacità di stare alle sue richieste.
L’associazione malattia-colpa-espiazione
Gesù scardina la convinzione, eppure ancora oggi radicata, che colpa=trasgressione=castigo. Questo modo di pensare è ancora molto presente. Meditiamo che se da un lato è stato frutto di manipolazione fatta nelle religioni per esercitare un potere sulle persone, dall’altro ci rendiamo conto che è un approccio consolante che le persone attuano, cercando di darsi una spiegazione del male: se posso espiare vuol dire che posso fare qualcosa contro il male che ho commesso.
Sacro e profano, puro e impuro
Secondo la spiritualità ebraica originaria, prima che si attribuisse il valore morale di buono-cattivo ai concetti di puro-impuro (citato Isaia), nella vita il contesto sacro e quello profano erano considerati entrambi puri. L’impuro si realizzava nel passaggio da un contesto all’altro, e significava dover mettere in atto dei segni di purificazione con l’obiettivo di fare riconoscere alla persona il passaggio da sacro a profano o viceversa (vedi ad esempio togliere i sandali di fronte al roveto ardente).