Testo Mc 10,46-52
(edizione Bibbia CEI 2008)
46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. 49Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. Chiamarono il cieco, dicendogli: “Coraggio! Àlzati, ti chiama!”. 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. 52E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Commento a cura del Gruppo Donne
Che cosa vuoi che io faccia per te?
Una frase gentile, che raramente ci viene rivolta. Evidenzia la capacità di mettersi da parte per ascoltare l’altra persona. Gesù ripete la domanda che aveva fatto precedentemente ai discepoli Giacomo e Giovanni, ottenendo da loro una risposta molto diversa, una richiesta di potere.
Ma perché Gesù gli fa questa domanda, considerato che la situazione di disabilità del cieco è evidente? Pensiamo che sia per dargli modo di manifestare la sua fede apertamente, per essere di esempio anche per noi che, come lui, siamo chiamate a credere senza aver prima visto Gesù. E’ di esempio anche per il fatto che si mette poi a seguirlo. Un emarginato che segue Gesù, come quell’unico lebbroso dei 10 che è tornato a ringraziare, e che era straniero. Pensiamo anche che Gesù ponga questa domanda per avere una reale conferma delle intenzioni del cieco, per verificare che sia davvero intenzionato ad abbandonare la vecchia vita.
Gettato via il suo mantello, balzò in piedi
Un gesto forte di volontà di cambiamento, la quale non va data per scontata. Il cambiamento infatti è un processo faticoso e rischioso, bisogna mettersi in gioco e lasciare ciò che non serve. Come il mantello, probabilmente l’unico oggetto e unica protezione del cieco, che però non esita a lasciarlo balzando in piedi, a differenza dell’episodio del ricco che non abbandona i suoi averi per seguire Gesù. Il mantello dal punto di vista biblico ha un significato: a quei tempi un creditore poteva sequestrare il mantello del debitore come “ipoteca”, ma era obbligato a restituirglielo la sera affinché il debitore avesse modo di ripararsi dal freddo la notte.
Riflettiamo sul fatto che non avendo la vista il cieco ha affinato gli altri sensi, e “sente” e riconosce Gesù forse più degli altri. Ci mostra che tutte abbiamo la possibilità di vedere veramente. Il balzo del cieco esprime in pieno la sua fede, che lo porterà alla finale “và, la tua fede ti ha salvato”.
Molti lo rimproveravano perché tacesse
Le altre persone lo vogliono zittire, rendere muto oltre che cieco, perché non vogliono che vada a disturbare Gesù, con un gesto di protezione ma soprattutto di mantenimento dello status quo. Ritengono sia più importante che Gesù prosegua nel suo cammino.
Anche noi ci siamo trovate nella vita in situazioni dove hanno cercato di zittirci, di controllarci, di bloccarci. Ci accomuna l’esperienza di una Chiesa che limita le donne, dove quindi siamo chiamate a esercitare la forza della nostra parola, gridando forte se necessario, come il cieco. Allo stesso tempo anche noi dobbiamo vigilare per non ricadere nello stesso errore della folla. L’appartenenza alla sequela di Gesù non deve diventare ideologia, è sempre necessario uno spazio di confronto.
Esperienze di cambiamento
Condividiamo l’esperienza di persone che hanno compiuto gesti di conversione forti. In un caso una donna che ha scelto la consacrazione privata, prendendo i voti e continuando però a vivere e lavorare come faceva prima. La serenità che questa donna mostra a chi la incrocia fa meditare su cosa l’abbia spinta e sostenuta in questa scelta. In un altro caso il percorso del cieco è metafora del percorso di fede, passata repentinamente da uno stadio di dedizione “cieca” nella vita ecclesiale a uno stadio di consapevolezza e di scelte. Non senza fatica e sofferenze, ma con serenità interiore e certezza che sia volontà di Gesù che le persone vedano con i propri occhi, senza ostacoli.