Leggi i testiSalmo 127 (126) 1 Canto delle salite. Di Salomone. Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella. 2 Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare, voi che mangiate un pane di fatica: al suo prediletto egli lo darà nel sonno. 3 Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo. 4 Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza. 5 Beato l’uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici.
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1Pt 2,5
5 quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.
Rm 16,15
5Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio amatissimo Epeneto, che è stato il primo a credere in Cristo nella provincia dell’Asia.
AMORIS LAETITIA
Cap. 1 ALLA LUCE DELLA PAROLA
I tuoi figli come virgulti d’ulivo
14. La presenza dei figli è in ogni caso un segno di pienezza della famiglia nella continuità della medesima storia della salvezza, di generazione in generazione
Riprendiamo il canto del Salmista. In esso compaiono, dentro la casa dove l’uomo e la sua sposa sono seduti a mensa, i figli, che li accompagnano «come virgulti d’ulivo» (Sal 128,3), ossia pieni di energia e di vitalità. Se i genitori sono come le fondamenta della casa, i figli sono come le “pietre vive” della famiglia (cfr 1 Pt 2,5). E’ significativo che nell’Antico Testamento la parola che compare più volte dopo quella divina (YHWH, il “Signore”) è “figlio” (ben), un vocabolo che rimanda al verbo ebraico che significa “costruire” (banah). Per questo nel Salmo 127 si esalta il dono dei figli con immagini che si riferiscono sia all’edificazione di una casa, sia alla vita sociale e commerciale che si svolgeva presso la porta della città: «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori […] Ecco eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo. Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza. Beato l’uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici» (vv. 1.3-5). E’ vero che queste immagini riflettono la cultura di una società antica, però la presenza dei figli è in ogni caso un segno di pienezza della famiglia nella continuità della medesima storia della salvezza, di generazione in generazione.
15. La casa, intesa come famiglia, porta al proprio interno la presenza di Dio, la preghiera comune e perciò la benedizione del Signore
In questa prospettiva possiamo porre un’altra dimensione della famiglia. Sappiamo che nel Nuovo Testamento si parla della “Chiesa che si riunisce nella casa” (cfr 1 Cor 16,19; Rm 16,5; Col 4,15; Fm 2). Lo spazio vitale di una famiglia si poteva trasformare in chiesa domestica, in sede dell’Eucaristia, della presenza di Cristo seduto alla stessa mensa. Indimenticabile è la scena dipinta nell’Apocalisse: «Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3,20). Così si delinea una casa che porta al proprio interno la presenza di Dio, la preghiera comune e perciò la benedizione del Signore. E’ ciò che si afferma nel Salmo 128 che abbiamo preso come base: «Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion» (vv. 4-5).