Testo Gv 10, 1-10
(edizione Bibbia CEI 2008)
1“In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. 7Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Commento a cura del Gruppo Donne
Tante interpretazioni, a cominciare dal recinto
Per comprendere questo brano ci occorrono spiegazioni che diano senso alle similitudini. Siamo come i due di Emmaus, necessitiamo di spiegazioni ma per comprendere è necessaria da parte nostra la volontà di mettersi in cammino e di ascoltare. E tuttavia le strade interpretative sono tante, la Bibbia lascia sempre aperta l’opportunità del nostro discernimento, a nuovi orizzonti e prospettive.
Ad esempio il recinto: viene detto da esperti che ha il significato del tempio, che Gesù come ebreo rispetta perché è venuto a dare compimento, non a negare le scritture. Ma questo recinto cosa è per noi? Le nostre esperienze di vita ci portano a considerarlo uno spazio di accoglienza e protezione oppure al contrario lo interpretiamo come le costrizioni che limitano la nostra vita, idoli quali potere, denaro, lavoro e anche solo la comodità di non cambiare e fare come “fanno tutti”.
La porta delle pecore
Gesù è la porta delle pecore, non del recinto. Un passaggio sempre possibile, si entra e si esce, dentro e fuori dal tempio, non limitato dalle strutture di potere come il clero o le parrocchie. E’ la porta che ci consente la libertà di muoverci per cercare il pascolo, cioè la salvezza. Ma è anche un passaggio stretto, quello della passione morte e resurrezione per noi.
Pastori e briganti: chi sono?
Viene evidenziata la relazione intima di conoscenza e cura del pastore che conosce e chiama le pecore singolarmente, non il gregge in quanto tale. Ma come facciamo a discernere la voce del vero pastore? Tramite la nostra coscienza, il guardiano, alimentata dalle letture, dai nostri incontri. Cerchiamo di vivere in modo di non aggredire le altre persone, non avere rimorsi, rimpianti, e così via. Abbiamo la libertà di agire, a volte prendiamo strade sbagliate o più tortuose, pur sapendo nel nostro intimo che non va bene.
Un’interpretazione che ha visto nelle figure di ladri e briganti gli ebrei che hanno condannato a morte Gesù ha alimentato nel tempo – e forse ancora oggi – la discriminazione contro gli ebrei e la teoria della sostituzione, secondo la quale al popolo di Israele dopo Gesù si sostituisce il popolo cristiano. Il Vangelo di Giovanni viene spesso interpretato in questo senso che non riconosciamo come valido. Profonde differenze esistono tra le due religioni ma c’è una radice comune di fede, gli insegnamenti di Gesù hanno riscontro nel Primo Testamento.