Testo Gv 14,15-21
(edizione Bibbia CEI 2008)
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 17Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
Commento a cura del Gruppo Donne
Vengo a voi
Anche questo brano, direttamente collegato ai versetti precedenti, è inquadrato nel contesto dell’ultima cena, quando Gesù cerca di preparare i discepoli ai fatti che avverranno a breve e cerca di rassicurarli, promettendo di non lasciarli orfani e l’arrivo dello Spirito. In particolare notiamo che la traduzione delle bibliste cui facciamo riferimento dice “Non vi lascio orfani: vengo a voi.” Invece di “Non vi lascerò orfani: verrò da voi.” Pensiamo che si voglia indicare che lui è andato per essere sempre con noi.
Amare gratuitamente
In questa parte di discorso notiamo che l’attenzione si sposta dall’avere fede all’amare, verbo usato molte volte in pochi versetti. Un’azione che non viene interrotta dalla morte, ma si interrompe se non si seguono gli insegnamenti di Gesù.
La versione in lingua greca propone in questo caso il termine agape, che significa l’amore completamente gratuito, dall’eros, amore di natura umana, e dalla filia, che è l’amore di amicizia.
Ma è davvero solo l’agape l’amore perfetto, piuttosto che invece tutti e tre sono aspetti di una stessa realtà? Ad esempio nell’Amoris Laetitia il papa indica l’amicizia come presupposto dell’amore di coppia.
Altro spunto di riflessione è che le azioni di amore gratuito verso gli altri, cioè che non si aspetta gratificazione o riconoscimento, a volte nascondono un bisogno che deve essere colmato in chi le fa (solitudine, autostima.. ecc..)
Sull’osservare i comandamenti
L’osservanza dei comandamenti non va intesa come obbligo, come un insieme di azioni da fare per guadagnare il paradiso. Le norme seguite senza porsi domande non aiutano il discernimento e la crescita delle coscienze.
Va invece intesa come il cercare di seguire ed assomigliare il più possibile a Gesù.
L’amore profuso nelle relazioni umane è manifestazione dello spirito che è in noi, che ci ha generati. Provando a leggere così, il Vangelo diventa rivelazione della buona novella, altrimenti rischia di essere codice di norme etiche per raggiungere una pienezza di vita intesa come premio futuro solo per chi si è comportato bene.