Testo Lc 16, 19-31
(edizione Bibbia CEI 2008)
20C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti””.
Commento a cura del Gruppo Donne
- Immediata l’associazione di immagine di Lazzaro fuori dalla porta con i poveri di oggi, fuori dal supermercato o da altri luoghi. Bisognosi di beni materiali ma anche di relazione, di dialogo. Il dialogo che è sempre assente tra il ricco e il povero della parabola . Questa indifferenza e considerare il povero un servo anche nell’aldilà è quello che toglie la misericordia al ricco, non c’è misericordia per lui.
- Un domani potremmo essere noi o i nostri figli a trovarsi in questa situazione, migranti per via del surriscaldamento globale e in generale vittime di un’economia che non soddisfa i bisogni della collettività.
- Prospettiva da sotto il tavolo dei ricchi, cosa vedono i poveri?
- Ricchezza come responsabilità nei confronti degli altri, non negativa in se stessa. Non farsi definire da essa, come il ricco che è definito dai suoi vestiti, non da un nome. Ma quanto dare, fin dove arrivare nella condivisione? Non c’è una risposta, la buona novella è che la scelta viene lasciata a ciascuno di noi = libertà = misericordia nei nostri confronti, che siamo dalla parte dei ricchi. Saremo salvati per grazia, non per uno scambio, siamone consapevoli.
- Parabola che soddisfa il nostro senso di giustizia ma che non rappresenta il regno che verrà, rappresenta il regno che è qua, riguarda adesso. Possiamo sostituire la parola salvezza con pienezza di vita, e lo rendiamo nell’oggi. Non incorriamo nell’errore di considerarlo una specie di “inno alla sopportazione” dei mali terreni per avere ricompensa futura, sarebbe un messaggio antievangelico.
- Gesù supera le categorizzazioni, ricchezza e povertà non sono castigo o premio.
- Farsi prossimo è espressione del regno di dio qui e ora. Crediamo nella resurrezione o viviamo da risorti?
- La finale ci esorta a non pensare che debbano accadere eventi straordinari per alimentare la nostra fede, è la Parola che la alimenta