Testo Lc 23, 35-43
(edizione Bibbia CEI 2008)
35 Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”. 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. 38Sopra di lui c’era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”. 39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”. 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: “Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”. 42E disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno”. 43Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.
Commento a cura del Gruppo Donne
Il Dio “impotente”
Questi versetti sono al centro della nostra fede, fanno vedere un Dio che rispetta le decisioni degli esseri umani, anche se sono per il male. Gesù viene tentato dai soldati come è stato tentato nel deserto, ma anche in questo caso senza successo. Ma questo Dio che si astiene dall’intervenire va compreso in un’ottica di resurrezione. Infatti i soldati e gli altri non lo capiscono o forse non lo possono capire.
Il ladrone che non incontra Gesù
E’ una persona che sta morendo in croce, è comprensibile ed umano che esprima rabbia. Anche la rabbia può essere preghiera, infatti molti salmi esprimono invettive contro il Signore. Non ci sono un “cattivo ladrone” e un “buon ladrone”, erano entrambi malfattori. Pensiamo che la salvezza ci sia stata anche per lui, una persona umana con i suoi limiti.
Oggi con me
E’ la spiegazione della salvezza. La salvezza è la relazione con Gesù, il “con me” già oggi. I soldati non vedono e non praticano questa relazione, il ladrone sa vedere oltre la prossimità della morte. Vede la bellezza di questa relazione. Chi non riesce a vedere questa bellezza continua a incitare “salvati”, per cercare di dimostrare una superiorità che non esiste.