Testo Lc 24,35-48
(edizione Bibbia CEI 2008)
35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.
Commento a cura del Gruppo Donne
Troppo bello per essere vero
Questo brano non va letto come una cronaca di fatti, ma va meditato da un punto di vista teologico, cosa non facile.
Emerge l’intenzione dell’autore sacro, che si rivolge soprattutto a persone di origine greca, di andare oltre la loro convinzione che l’anima è “prigioniera” del corpo e che solo l’anima potrebbe risorgere. L’autore vuole evitare che Gesù risorto sia scambiato per un fantasma, un’evanescenza.
Torna poi il binomio fede e dubbio in questi apostoli che sono così felici di vedere Gesù da non riuscire a crederci, nonostante i due di Emmaus abbiano appena raccontato la loro vicenda.
Come a Emmaus, Gesù viene riconosciuto nel gesto semplice del mangiare il pesce. Da notare che il pesce è stato simbolo del cristianesimo degli inizi, prima che si adottasse il simbolo della croce, in quanto la parola pesce in greco si dice ΙΧΘΥΣ (ichthys), che a sua volta è un acronimo che si traduce in italiano: «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore».
Cosa è la Resurrezione?
Riflettiamo sulla resurrezione di Gesù, anche nella forma corporale, nella quale siamo invitate a credere. come viene recitato anche nella preghiera del Credo per tutti: “Credo la resurrezione della carne”. Emergono diverse sensibilità:
- Il fatto che sia risorto anche come uomo, non solo come Dio, e che torni più volte dai discepoli affinchè essi credano che lui è risorto, è importante perché ci fa comprendere che l’ultima parola nella nostra vita non ce l’ha la morte, o la guerra, o la solitudine, ma bensì che c’è un oltre verso cui tendere, a partire dall’oggi. Altrimenti non avremmo nulla su cui basare la nostra speranza. La resurrezione è perciò il superamento di una vita stretta, è la speranza che ci sia qualcosa d’altro quando noi non lo possiamo vedere.
- Pensare a un dopo morte nel quale credere va in contraddizione con la convinzione interiore che il Regno di Dio si realizza qui e ora. Resurrezione è pienezza di vita, la possibilità di sperimentare o contemplare qualcosa di grande nelle relazioni umane come anche nella bellezza della natura, nelle meraviglie che vediamo.
- L’incontro con Gesù vivo può essere stato un passaggio spirituale, l’hanno “sentito vivo” per cui è risorto, come succede con le persone care che non ci sono più.
- La resurrezione è vedere Gesù vivo nelle persone bisognose.
- Gli evangelisti che hanno raccontato Gesù nella sua predicazione, non solo morte e resurrezione, ci consentono di sentirlo vivo e umano.
- Morire a noi stessi, come spiega Gesù a Nicodemo, è una forma di resurrezione.
- Come anche la scienza cerca di dimostrare, tutto si trasforma e quindi la resurrezione è lo sprigionarsi di energia all’interno dell’energia divina della quale si fa parte
- Non è importante definire esattamente la resurrezione, è importante contemplare la bellezza di Gesù che dopo la morte ricompare nella quotidianità dei suoi amici.
Sulla Pasqua
Riflettiamo sulla Pasqua in quanto passaggio e viene proposta la metafora della squadra sportiva che vince grazie alla collaborazione fra i suoi componenti, grazie al passaggio della palla che parte da un fondo campo e che arriva in porta, in seguito a vari passaggi nel corso dei quali l’azione si arricchisce on il contributo di tanti fino alla costruzione del risultato finale. Gesù ha lanciato la palla e noi siamo chiamate a raccoglierla e passarla.