Testo Lc 3,1-6
(edizione Bibbia CEI 2008)
3Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Commento a cura del Gruppo Donne
Traduzioni e interpretazioni
Notiamo le opportunità di riflessione che la scrittura offre nel semplice posizionamento dei due punti rispetto alla parola deserto:
Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore (in questo brano)
Voce di uno che grida: nel deserto preparate la via del Signore (in Mt 3,3, in alcune edizioni)
Dal momento che la punteggiatura non era segnata nei codici antichi, quel segno di punteggiatura può essere spostato dal traduttore. Se si mettono i due punti prima di “deserto”, si ha l’accordo perfetto tra Vangelo, testo ebraico di Is e rotoli di Qumràn.
Notiamo inoltre che le diverse traduzioni dicono “la parola di Dio venne su Giovanni” ma anche “la parola di Dio diveniva su Giovanni”.
E ancora: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” ma anche “Ogni carne vedrà la salvezza di Dio!” (ogni essere vivente, forse non solo gli umani, ma tutto il creato nella sua globalità?)
Inquadriamo il brano
Ci prepariamo all’Avvento con l’evangelista Luca che presenta il Messia come il soggetto di profezie annunciate: l’annunciazione a Zaccaria e quella a Maria, l’annuncio di Simeone e di Anna, l’annuncio in Isaia, l’annuncio che costituisce la missione stessa di Giovanni.
Deserto e voce
Il deserto nella Scrittura è il luogo privilegiato che Dio sceglie per rivelarsi, ma allo stesso tempo è luogo del male, è abitato da spiriti cattivi. Un luogo di solitudine e allo stesso tempo di vicinanza a Dio. Un luogo dove il bene e il male convivono. Allora per noi il deserto è la nostra stessa vita, la nostra condizione di esseri umani, dove si manifesta il bene e male, dove sperimentiamo i nostri limiti ma abbiamo anche la possibilità di fare delle scelte. Un luogo duro, estremo, ma anche un luogo interiore dove raddrizzare le cose storte, dove spianare le montagne (dalla prima lettura).
Giovanni, appartenente alla casta sacerdotale, per incontrare Dio abbandona il tempio e va nel deserto. Notiamo che la solitudine del deserto viene rotta dalle folle di discepoli che vanno ad ascoltarlo, e ad immergersi nelle acque del fiume non lontano. Un’immersione che non è più solo purificazione rituale ma anche battesimo di conversione.
Giovanni rappresenta perciò quello che per noi dovrebbe essere la Chiesa, un accompagnamento nel nostro cammino verso Gesù. Notiamo che nei versetti successivi a questo brano Giovanni dà delle indicazioni pratiche su come condurre al meglio la propria vita.
Meditiamo che tutti dobbiamo fare l’esperienza di deserto per poter poi dare voce alla buona novella di Gesù.
La gioia della Parola
Meditiamo sul testo di Baruch, sentiamo un messaggio di positività, un senso di attesa gioiosa che qualcosa di bello avverrà, come la gravidanza che precede la maternità. Pensiamo allora a un Dio che non ci sta “sopra”, come spesso proposto, ma a un Dio che ci sta “dentro”.
Apprezziamo questo periodo di Avvento che ci invita anche a fare attenzione ai tanti piccoli “Avventi” che succedono quotidianamente.
Ci chiediamo come essere parte attiva nella gioia della Parola. In un momento di difficoltà per tutte e tutti, dove le terre oggetto di attesa gioiosa celebrate nella Prima Lettura sono oggi martoriate dalla guerra, sentiamo che la strada unica è quella della comunione. Solo se insieme e sostenendoci a vicenda siamo in grado di procedere in questo cammino.
Tutte e tutti possono essere strumento del Signore, anche le persone che ci hanno preceduto prima ancora dell’Avvento di Gesù e non lo hanno conosciuto, lo sono state.