Testo Mc 1,1-8
(edizione Bibbia CEI 2008)
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
2Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Commento a cura del Gruppo Donne
Attesa, preparazione attiva, conversione
“Inizio del vangelo di Gesù” ci indica l’inizio della buona notizia: la relazione con Dio non è più basata sull’osservanza della legge, ma sull’accoglienza del suo amore, del suo Spirito. Notiamo che il Vangelo recita: “voce di uno che grida nel deserto: preparate la via al Signore” mentre nella prima lettura il profeta Isaìa dice: “voce di uno che grida: nel deserto preparate la via del Signore”. Il Vangelo quindi vuole portarci decisamente nella situazione deserto, luogo del cammino, dove la solitudine può essere luogo di rinascita. E’ simbolico della nostra vita in ricerca.
“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” ci dice che il regno di Dio non scenderà dall’alto per un intervento divino, ma richiede la collaborazione di tutti coloro che lo desiderano. Ci è chiesto di aprire le strade, cioè di prepararci. Giovanni si sente interpellato personalmente dalla parola di Dio e risponde con tutti gli aspetti della sua esistenza. Giovanni è nel deserto e le persone lo vanno a cercare: ci indica che Dio si fa trovare, ma dobbiamo metterci in movimento per sentirlo e trovarlo. Giovanni ha coraggio, ad esempio non si vergogna dei suoi abiti; allo stesso modo noi dobbiamo avere il coraggio di uscire dalle nostre comodità per andare verso il vuoto sconosciuto, che può diventare inizio di qualcosa di bello. Il deserto si crea rimuovendo il superfluo, ciò che non è importante dalle nostre vite e che ci distoglie dalla vera ricerca.
Giovanni Battista e Gesù
Meditiamo sul fatto che il messaggero che annuncia l’arrivo di Gesù è una figura molto diversa da lui. Vive nel deserto, veste abiti diversi dagli altri, ha parole dure, mentre Gesù vive in mezzo alla gente, non si distingue negli abiti e parla di misericordia. Nel Vangelo si pone cioè l’accento sulla diversità delle due figure e quindi sulla diversità delle due relative comunità che li seguivano. Consideriamo che forse è necessario che si realizzi uno strappo, una discontinuità nella vita, e ciò predispone ad accogliere Gesù che viene. Qualcosa deve cambiare, dobbiamo cambiare postura, cambiare prospettiva, per realizzare la conversione.
In comune le due figure hanno il dissenso rispetto al tempio, predicano fuori dal tempio.
I sandali
Giovanni afferma di non essere degno di slegare i sandali di Gesù. Non è solo un gesto di riconoscimento della grandezza di Gesù ma anche un riferimento alla pratica del levirato, che imponeva al fratello di un uomo defunto di sposarne la moglie, per dargli una discendenza. Se però lui non voleva farlo, lasciando a un altro il diritto di sposare la donna (chissà se chiedevano mai l’opinione di lei…), il nuovo sposo procedeva alla cerimonia chiamata “dello scalzamento” e scioglieva il legaccio dei sandali al fratello del defunto, sciogliendo così l’impegno di lui al matrimonio. In questo modo Giovanni indica di non essere lui il Messia, lo sposo d’Israele, ma colui che verrà (Gesù).
Consideriamo che sandali sono un segno di liberazione, li troviamo anche in Esodo 12,11 nella notte di Pasqua (Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!)
Battezzare in Spirito Santo
Il Battista battezzava con acqua per purificare dal peccato, invece il battesimo in Spirito Santo è il dono della grazia di Dio, è il prendere consapevolezza, attraverso i genitori, di essere figlie e figli di Dio. E’ il rispondere alla relazione con il Signore, relazione che esiste da parte sua a prescindere dalla nostra consapevolezza. Gesù non cita mai, infatti, il battesimo come purificazione dal peccato e spende la sua missione per far scoprire alle persone che incontra della loro relazione con Dio, per sollevarle dalla condizione di catene, malattia, disagio nelle quali si trovano.
Battezziamo noi stesse le realtà e le persone quando le aiutiamo a fiorire, portando alla luce quanto di buono esse possono esprimere. Possiamo definirlo un battesimo laico ma in Spirito perché il divino c’è in queste situazioni.
Riflettiamo che se rimaniamo troppo legate all’esteriorità del segno concreto può sfuggire la sostanza di questo sacramento (come di altri), diventa un fatto formale ma non sostanziale.