Testo Mc 1,29-39
(edizione Bibbia CEI 2008)
29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
31Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: “Tutti ti cercano!”. 38Egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Commento a cura del Gruppo Donne
Il contesto storico-sociale
In quell’epoca la malattia era considerata opera degli spiriti maligni, lo stesso valeva per le persone considerate “indemoniate”. Coloro che non riuscivano più a sopportare le ingiustizie che subivano da parte del pater familias o della pubblica autorità le esternavano con parole o azioni; questo fra l’altro metteva in risalto le tensioni sociali. Queste persone venivano processate pubblicamente, etichettate come indemoniate ed emarginate dalla vita sociale, non solo loro ma tutta la famiglia di appartenenza.
In questo contesto le guarigioni operate da Gesù non solo restituiscono alle persone la sanità fisico-mentale, ma anche le riabilita nella vita sociale eliminando la condizione di emarginazione.
Il gesto di cura
Il Vangelo di Marco pone come primo segno-miracolo un fatto minore, questa guarigione della suocera di Pietro (una donna). Come avviene? Tramite il contatto, con un gesto tenero di Gesù che la prende per mano, nonostante toccare i malati fosse proibito dalle regole in tema di purità/impurità.
Con questo gesto Gesù la guarisce e lei si mette a servizio degli altri (diaconia), dimostrando di avere compreso il messaggio centrale di Gesù, portato alle persone con fatti concreti. Se il gruppo dei dodici ha fatto fatica a capire il messaggio di Gesù e spesso ha dubitato, nel Vangelo di Marco troviamo che questo messaggio è stato compreso e messo in pratica da figure minori.
Condividiamo che di fronte al dolore a volte è importante non tanto esprimere parole (magari vuote), quanto essere vicine alla persona sofferente con la propria presenza.
Inoltre, vediamo che la comunità aiuta le persone sofferenti facendosi carico di portarle da Gesù per essere guarite e questo deve essere di ispirazione anche per noi.
La sofferenza
In questo brano e con riferimento anche alla Prima Lettura, dal libro di Giobbe, vediamo l’importanza di vivere la fede anche nelle situazioni di dolore che non hanno speranza umana di terminare. Il credente ama Dio e nonostante lo scandalo della sofferenza e accettando che essa rientri in una logica misteriosa. Riesce a tenere separate la sua condizione e la sua fede, mantenendo aperto un dialogo con Dio,
Ci chiediamo se siamo in grado di non incolpare Dio dei nostri dolori e dei mali del mondo. Di non disquisire come ha fatto Giobbe se meritiamo o meno la condizione nella quale ci troviamo.
Condividiamo che nei momenti di difficoltà, o anche dopo averli superati, ci rendiamo conto di avere un aiuto nel Signore: è una consolazione.
Liberaci dal male
La lettura di Giobbe ci pone di fronte alle domande forti che tutte e tutti abbiamo: perché il male, perché la malattia, perché le catastrofi e le guerre.
Gesù è venuto a liberarci, senza che ce lo meritassimo e senza che glielo chiedessimo. Tuttavia non ha guarito tutti e anche oggi continua a non guarire tutti. Le guerre continuano e così via. In che senso quindi l’incontro con Gesù è stato liberante? Crediamo che le persone che hanno incontrato Gesù in quel tempo abbiano tutte ricevuto un messaggio liberante?
Ad esempio, sappiamo di persone che nella malattia hanno incontrato il Signore e poi sono morte. Sono state liberate ma non dalla malattia, da altro. Altre che sono guarite hanno avuto modo di riconoscere l’amore del Signore nelle persone che le hanno aiutate e curate.
Dobbiamo accettare di non capire il senso del male a cui assistiamo quotidianamente. Tuttavia la relazione col Signore passa attraverso domande ed è importante continuare a porsele, anche se Dio si esprime in un modo che a volte ci è incomprensibile.
Troviamo illuminante l’esempio di Michela Murgia, che a proposito del suo tumore affermò di non combattere contro di lui una guerra, perchè esso faceva parte di lei come le altre parti del corpo. Accoglieva la malattia con la sua persona cercando di trarne il meglio.
Quindi: Il male va attraversato, non accettato-portato con rassegnazione come un peso che ci viene posto per castigo o per motivi sconosciuti.
Infine, notiamo che in questo brano gli unici che riconoscono Gesù come Messia sono i demoni. I demoni come appare anche dai brani delle tentazioni nel deserto, sono entità colte, conoscono le Scritture. Sono vicini a Dio e riportano altro. Difficile riconoscerli anche perché la Parola si presta a tante interpretazioni.
Impotenza e libertà
Perché ci sembra che Dio sia impotente nei confronti del male? Per alcuni (vedi Bose) l’onnipotenza di Dio è nell’amore. Consideriamo che Dio non interviene per risolvere il male, solo noi possiamo farlo usando al meglio i suoi doni. Se entrasse “a gamba tesa” nella nostra vita, ci toglierebbe la libertà di scelta.
Meditiamo che anche la morte in croce di Gesù forse non è stata una volontà del Padre di offrire in sacrifico il figlio, piuttosto è stato un atto di coerenza di Gesù, che è rimasto dedele al suo messaggio fino alla fine, accettandone le conseguenze.