Testo MT 21,33-43
(edizione Bibbia CEI 2008)
33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?”. 41Gli risposero: “Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo”.
42E Gesù disse loro: “Non avete mai letto nelle Scritture:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?
43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.
Commento a cura del Gruppo Donne
Una relazione da comprendere e accogliere
Riconosciamo in questa parabola la metafora dove protagonisti sono Dio e gli umani, soprattutto individuiamo gli elementi della relazione di Dio con le persone, fondata sulla libertà e sulla fiducia nell’affidamento, fiducia che però viene usata male. Anche il sacrificio ultimo di inviare il figlio riporta al sacrificio di Gesù, che lui stesso preannuncia anche con questa parabola.
I contadini hanno coltivato la vigna ma poi vogliono appropriarsi del raccolto. Sono come le persone, sia laiche sia religiose, che pur conoscendo le scritture non le mettono realmente in pratica e vogliono in qualche modo appropriarsi di ciò che non possiedono, ma dovrebbero invece gestire al meglio. Ricordiamo il discorso di apertura del Sinodo da parte del Papa. Ricordiamo anche che questa metafora è stata usata dai cristiani per creare una contrapposizione con gli ebrei e ritenersi migliori.
Credenti, non credenti?
Consideriamo che al contrario ci sono persone che non hanno come riferimento il Vangelo, oppure non si riconoscono nella Chiesa come comunità, che mettono però in pratica i valori del Vangelo. Questa considerazione ci riporta al brano precedente, dei due figli al quale il padre chiede di andare a lavorare.
In che cosa quindi il credente cristiano si distingue? Alcune risposte sono: la speranza nel futuro, credere oltre ogni speranza umana che ci sarà un mondo nuovo; il perdono riconosciuto come frutto della misericordia di Dio; il riconoscersi amati da Dio, che ama e perdona tutti di amore incondizionato e questa consapevolezza ci consente a nostra volta di amare noi stessi e gli altri; la povertà, intesa come essere disponibili e al servizio degli altri.
Se incontro Gesù nell’altro
Una chiave per comprendere la via cristiana è la consapevolezza che è l’amore reciproco che ci rende umani e parte dell’umanità. Non mettendosi al centro, si comprende che l’altro è amato come sono amata io e questo porta alla capacità di perdonare e a molto altro.