Testo Mt 22,15-21
(edizione Bibbia CEI 2008)
15 Allora i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16 Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17 Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”. 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19 Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?”. 21Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
Commento a cura del Gruppo Donne
Quando chi punta il dito è già in errore
Due gruppi in conflitto tra di loro – i farisei che avversavano la dominazione romana e gli erodiani che al contrario erano collaborazionisti – sono alleati contro Gesù, percepito come pericolo comune perché mina il loro potere.
Nel tempio, dove si svolge il fatto, non era ammesso portare i denari, moneta romana, perché sulle monete era raffigurato l’imperatore (Tiberio in questo caso e nel retro la madre), che si ponevano verso il mondo come divinità. I denari rappresentavano l’unione del potere politico e religioso. I cambiavalute del tempio scambiavano i denari con i sicli ebraici che erano ammessi.
Quando Gesù chiede di vedere il denaro, glielo porgono dimostrando così di essere loro per primi in errore, perché non avrebbero dovuto avere con sé la moneta non ammessa nel tempio. Come spesso è successo e succede ancora, l’autorità religiosa ipocritamente impone sacrifici sulle spalle della gente, ma non li rispetta in prima persona.
I due piani vanno distinti
Gesù risponde alla domanda tendenziosa ampliando la visione, indicando che occorre mantenere distinti il piano spirituale da quello materiale. Anche oggi vediamo che nei Paesi nei quali vige la teocrazia, il potere politico che è anche potere religioso, la religione diventa strumento di oppressione da parte di un gruppo di persone che si frappongono tra Dio e l’umanità. Non possiamo deificare chi ci guida, che non è sacro bensì umano. Riflettiamo anche sui lunghi secoli di potere temporale della Chiesa, quanto è stato negato questo annuncio evangelico.
Ci suggerisce anche di non diventare idolatri del dio denaro. Tutto ci è stato dato da Dio, noi che siamo a sua immagine siamo la sua moneta, la sua rappresentazione e dobbiamo dare una piena disponibilità interiore. Invece i sudditi dell’impero romano dovevano pagare la tassa in quanto esistenti in vita. Paghiamo le tasse e manteniamo una coscienza libera.
I due piani vanno insieme
La risposta di Gesù non invita all’indifferenza verso l’aspetto materiale, bensì indica che il piano spirituale e quello mondano si completano a vicenda. Rendere a Cesare vuol dire contribuire alla vita sociale, dare il contributo alla politica intesa come perseguimento del bene comune. Se poi si originano dinamiche negative nel mondo, è perché non si è riconosciuto a Dio quello che è di Dio, pensando di potere bastare a se stessi oppure di potersi sostituire a lui. Rispetto alle tasse, il pagarle non è solo un atto morale ma anche un atto cristiano in quanto chi ha disponibilità paga in modo che tutti, anche chi non ha disponibilità, possa usufruire di servizi. In questo vediamo un’attuazione del comandamento “non rubare” e del comandamento “ama il prossimo tuo”.
Meditiamo anche che ciascuna persona ha in sé un aspetto terreno e un aspetto spirituale, entrambi importanti e a reciproco completamento.