Testo Mt 24, 37-44
(edizione Bibbia CEI 2008)
37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Commento a cura del Gruppo Donne
Un brano sul discernimento nell’oggi
Queste parole, che richiamano quelle simili di Lc 21, 34-36, sono parole adatte alle persone di tutte le epoche, perché sempre l’essere umano è soffocato dai problemi quotidiani.
Sembra un brano su una resa dei conti finali ma in realtà è un brano sul discernimento e sull’importanza del presente.
Ogni giorno è “il giorno” nel quale fare discernimento e costruire il nostro futuro.
Vigilanza è il miglior uso possibile dei doni che ci sono stati dati.
La Parusìa, il ritorno di Gesù
Non un atto di giudizio ma un atto di misericordia, un nuovo invito alla possibilità di conversione e richiesta di perdono.
“Figlio dell’uomo” è un’espressione non casuale, ma cosa vuol dire? Intuiamo che Gesù voglia sottolineare la sua umanità e condivisione della nostra vita.
Il futuro fa già parte ora della nostra vita, della nostra persona umana che è già abitata dal divino. Si può vivere con superficialità o nell’individualismo sfrenato oppure essere consapevoli che mentre si realizzano buone relazioni con il prossimo si realizza se stessi. Il nostro compimento è possibile sempre.
(ndr, Parusìa è una parola di origine greca che significa “presenza”, indicante in generale la presenza del divino, o dell’essenza ideale, nel mondo materiale)
Giudizio e misericordia
Giudizio e misericordia sono due facce della stessa medaglia che però facciamo fatica a tenere insieme, a comprendere, la meditazione su questo non si esaurisce.
La coppia di donne e la coppia di uomini che lavorano rappresentano noi stessi, che abbiamo luci e ombre, siamo grano e zizzania insieme.
Abbiamo tutti la possibilità di pentirci dei nostri sbagli e questo ci consola, ma è importante riconoscerli e chiedere perdono, curare l’anima giorno per giorno.
E’ consolante pensare che a fronte di errori e violenze, magari generate da violenze a propria volta subite, ci sia misericordia. Tuttavia il giudizio è necessario, non avrebbe significato trovare sempre una giustificazione a tutto e tutti.