Testo Mt 25,1-13
(edizione Bibbia CEI 2008)
1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6 A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.
Commento a cura del Gruppo Donne
Inquadriamo questa strana situazione
In Palestina le nozze si svolgevano di sera-notte per via delle temperature del giorno molto alte. Lo sposo andava a prendere la sposa e insieme andavano verso la casa di lui per la festa, con il corteo di fiaccole necessarie a fare luce durante il tragitto. Dio è paragonato allo sposo ma non si parla della sposa, ponendo l’attenzione sulla comunità. Come sappiamo il Vangelo di Matteo è rivolto alle prime comunità cristiane, nell’attesa del ritorno di Gesù, e vuole ammonire che occorre rimanere fedeli al suo messaggio (come le ragazze sagge).
Una prospettiva dirompente
Questa parabola ci fa riflettere su come conduciamo la nostra vita terrena in preparazione dell’incontro con Dio e ci porta a considerare la morte non una fine ma il compimento, la realizzazione della nostra condizione.
Dio paragonato allo sposo ci pone una prospettiva davvero diversa se pensiamo ai sentimenti e alle emozioni che abbiamo provato durante l’innamoramento. Pensare a Dio nei termini in cui pensiamo al nostro compagno/a rappresenta una umanizzazione della nostra relazione con Dio, col Sacro, che ce lo fa sentire vicino. Quindi l’amore è l’anello di congiunzione tra l’umano e il divino ed è quello che distingue e discrimina i due gruppi di ragazze.
Riflettiamo che l’amore che ci è dato di sperimentare ci permette di incontrare Dio già in questa vita, e come condizione eterna e definitiva poi. Il ritardo dello sposo è un artificio del racconto. Dio non tarda, c’è già e si manifesta nelle nostre vite. L’incontro con lui è posto alla fine della storia affinchè sappiamo che abbiamo ogni giorno la possibilità di crescere in modo da poter arrivare all’incontro con lui preparate. Ogni giorno è quel giorno.
Una domanda però rimane aperta: l’immagine della festa di nozze evoca una grande gioia, non sacrifici e rinunce. Come la mettiamo con i perseguitati e i martiri a causa della fede?
L’olio che non si travasa
L’olio rappresenta la nostra esperienza di Dio, completamente unica e personale, ecco perché non può essere dato ad altre persone. L’olio è la nostra fede, non si può semplicemente passarlo o prestarlo. La lampada va costantemente alimentata, come la fede. L’olio sono le buone opere e il nostro senso di responsabilità.
La nostra presunzione e la Sapienza della prima lettura
Le ragazze stolte rappresentano le persone che hanno la presunzione di pensare che Dio arrivi secondo le loro aspettative, come se fosse un autobus. Invece Dio è imprevedibile e arriva in modo diverso da quello che ci aspettiamo. Soprattutto siamo noi a doverlo cercare.
La prima reazione quando si leggono le parabole è quella di pensare di essere noi dalla parte di chi si comporta correttamente. Ma è proprio vero? Dobbiamo metterci nei panni delle ragazze stolte per arrivare ad essere sagge, dobbiamo comprendere dove sbagliamo per arrivare a operare le scelte giuste, mettendoci in discussione.
Ricordiamo il brano che viene proposto nella prima lettura. La Sapienza viene presentata come una persona, nei primi versetti sembra statica ma poi si anima, prende l’iniziativa e va incontro. Comunica gioia, c’è sempre, ti viene incontro come un’amica, va cercata e tuttavia si lascia presto trovare.
Sapienza è cercare di capire il progetto di Dio. E’ uno dei 7 doni dello Spirito Santo nella Cresima: la capacità di distinguere il bene dal male.Non è una dottrina complicata e non incute paura, è accessibile ad un analfabeta tanto quanto a un premio Nobel.
L’impegno e la misericordia
In questa parabola appare un Dio non misericordioso, che lascia fuori definitivamente le stolte. Ma anche le sagge non sono misericordiose, avrebbero potuto consigliare alle stolte di rimanere e ammettere il loro errore, invece di affannarsi in giro, che sarebbero state probabilmente perdonate, perché il primo obiettivo era partecipare alla festa.
Lo spieghiamo con il fatto che in questa parabola si pone l’accento sulla responsabilità individuale, sul proprio cammino e impegno.
Il fatto che sia le sagge che le stolte si addormentano indica che la vita è faticosa per tutte le persone, ma a tutte è data l’opportunità di impegnarsi: dieci è simbolo della pienezza, rappresenta l’umanità.
Ci ricordiamo di altre parabole analoghe, quella della casa costruita su fondamenta solide, quella della semina sui diversi terreni. Gesù ci chiede così non di fare come quelle/i che ascoltano la Parola restando ciechi e sordi verso gli altri.