Testo MT 28,16-20
(edizione Bibbia CEI 2008)
16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17 Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Commento a cura del Gruppo Donne
Fede e dubbi
I discepoli vanno sul monte, luogo simbolico della manifestazione di Dio, dove riconoscono Gesù ma dubitano. E’ la reazione di una fede immatura (oligopistia), fede umanamente imperfetta come la nostra: nelle piccole scelte quotidiane è forse più semplice, ma saremmo capaci di scegliere la fede in momenti cruciali?
Il versetto può anche essere interpretato come un momento di dubbio verso se stessi, perché i discepoli non si sentono all’altezza di stare con lui, dato il loro comportamento rispetto ai fatti della croce.
Notiamo che nei Vangeli Gesù alcune volte ha rimproverato i discepoli di poca fede, nonostante fossero sempre con lui e avessero perciò l’opportunità di maturare nella fede. Invece loda coloro ai quali toglie i mali che li tormentano, perché la loro fede li ha salvati. Capiamo che apprezza le persone che si mettono in relazione con lui, non quelle che hanno un posto di privilegio nella sua sequela. La fede non è un vedere ma un sentire.
Andare
Un compito nuovo rispetto alle indicazioni della fede ebraica del tempo, di andare verso gli altri invece di andare al tempio a offrire sacrifici. La vita di Gesù non avrebbe avuto senso se non seguissimo questa sua indicazione: la Chiesa non è la costruzione fisica di un luogo, siamo noi la Chiesa di Gesù grazie alla fede.
Un compito grande che Gesù chiede ai discepoli nonostante lo avessero abbandonato nel momento cruciale, è un segno di perdono. I discepoli sono 11 e non più 12, è una comunità ferita, come lo sono anche le nostre oggi, ma Gesù li manda lo stesso, è un messaggio di speranza anche per noi.
Una missione universale, verso tutti, che nel passato è stata intesa come la giustificazione per le azioni di conversione “forzata” di popoli con altre fedi. Ricordiamo la “Dottrina della Scoperta”, recentemente ripudiata dal Papa in quanto non rispondente al Vangelo.
Battesimo
Battezzare qualcuno nel nome di qualcun altro significa stabilire una relazione tra i due. E’ il segno della creazione di una comunità. Riflettiamo sul fatto che il testo usa dei verbi di azione come andare, battezzare, insegnare, ma il senso che troviamo è che “semplicemente” cercando il più possibile di vivere nel mondo come Gesù, si avrà come naturale conseguenza il diffondersi del suo insegnamento. Battezzare è aiutare a fiorire le persone e le realtà che ci circondano, grazie a una forza divina che ci aiuta. Infatti, nel nome di Gesù anche i discepoli stessi hanno fatto miracoli.
Ricordiamo in Genesi “andate e siate fecondi” (non limitato al “moltiplicatevi” come viene a volte tradotto) e leggiamo la stessa cosa anche in questo brano.
Con voi sempre
Meditiamo su come i sacramenti portino Gesù a noi sempre, in particolare il battesimo e l’eucaristia. Un sempre che ci conforta, sappiamo che per qualsiasi evento, di gioia o di dolore, possiamo sentirlo vicino. Una vicinanza che opera attraverso le persone che ci circondano. E’ sul “con voi sempre” che pone l’attenzione questo brano per la domenica dell’Ascensione, che non racconta l’ascesa di Gesù ma le sue ultime parole a noi.