Testo MT 5,38-48
(edizione Bibbia CEI 2008)
39Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Commento a cura del Gruppo Donne
Non opponetevi al malvagio
Queste parole suscitano riflessioni legate alla storia e alla cronaca. Non le interpretiamo come subire passivamente ma nel reagire in modo che non si generino ulteriori violenze. Esempi di non violenza che hanno avuto grandi risultati contro le ingiustizie sono stati quelli della fine dell’apartheid in Sudafrica e della liberazione pacifica dell’India ad opera di Gandhi. Queste situazioni per realizzarsi hanno richiesto una forma di cooperazione da entrambe le parti, perché la riconciliazione si poggia su verità e giustizia. Invece esempio negativo è quello della questione israelo-palestinese, dove non viene spezzata la spirale di violenza e di vendetta.
Un’altra riflessione che viene evocata è quella della giustizia riparativa, si tratta di progetti che a volte vengono attivati coinvolgendo le vittime. Di particolare efficacia nel caso in cui il male sia stato fatto da minori.
(da wikipedia: La giustizia riparativa è un approccio che consiste nel considerare il reato principalmente in termini di danno alle persone. Da ciò consegue l’obbligo, per l’autore del reato, di rimediare alle conseguenze lesive della sua condotta. A tal fine, si prospetta un coinvolgimento attivo della vittima, dell’agente e della stessa comunità civile nella ricerca di soluzioni atte a far fronte all’insieme di bisogni scaturiti a seguito del reato. ndr)
Amate i vostri nemici
Come interpretare questa frase, che risulta di attuazione praticamente impossibile? Come chiedere ad esempio ai familiari di morti ammazzati di amare chi li ha uccisi? Ma anche risulta molto difficile amare chi semplicemente ci sta irritando per qualche motivo, al massimo riusciamo a sopportarlo.
Pensiamo che questa frase sia un’espressione paradossale che serve per esprimere un atteggiamento di fondo al quale ispirarsi e che non debba essere letta come una prescrizione letterale. Piuttosto è un punto di arrivo al quale tendere, un rimettersi al Padre per mettere in atto una reazione che cerca di eliminare la ritorsione, la rivendicazione, per dare spazio al desiderio che il nemico cooperi alla riconciliazione, che sia coinvolto nel progetto benefico del perdono.
Si è più fedeli al Vangelo se lo si vive sentendosi libere invece che oppresse da fardelli impossibili da portare.
Allo stesso tempo in quanto fedeli cattoliche non dobbiamo sentirci superiori alle altre persone, siamo come i pagani e i pubblicani. Ad esempio il caso delle donne iraniane (musulmane), che stanno pagando con la vita la loro lotta pacifica per la libertà e il futuro delle nuove generazioni, sono un esempio di come una reazione secondo quanto detto nel Vangelo.
Il perdono
Citato il libro della vedova del commissario Calabresi, ucciso in attentato terroristico, “La crepa e la luce”. Nel libro la donna racconta il travagliato percorso che l’ha portata a perdonare gli assassini del marito, percorso partito con la realizzazione che uno degli assassini era a sua volta un padre di famiglia. Di ispirazione il pensiero espresso ne libro che quando Gesù è sulla croce chiede al Padre di perdonare chi lo ha condannato, come se fosse una richiesta a Dio di perdonare al suo posto, lasciando a lui (e a noi) il tempo per arrivare al perdono.
La rabbia è un sentimento legittimo, ma nel tempo bisogna trovare il modo di lasciarla andare.